Fabrizio
Cristiano De André nacque il
18 febbraio 1940
a Genova Pegli in Via De Nicolay 12 (ove è stata posta una
piccola targa commemorativa) da una famiglia dell'alta borghesia
industriale genovese.
Dopo aver
frequentato le scuole elementari in un istituto privato retto da
suore, passò alla scuola statale, dove il suo comportamento
"fuori dagli schemi" gli impedì una pacifica convivenza con le
persone che vi trovò, in special modo con i professori.
Per questo fu trasferito nella severa scuola dei Gesuiti dell'Arecco,
per successivamente diplomarsi al Liceo classico Cristoforo
Colombo.
In seguito il
cantautore frequentò alcuni corsi di lettere e altri di medicina
presso l'Università di Genova prima di scegliere la facoltà di
Giurisprudenza, ispirato dal padre e dal fratello Mauro,
entrambi brillanti avvocati. A sei esami dalla laurea
decise di intraprendere una strada diversa: la musica (suo
fratello sarebbe divenuto uno dei suoi fan più fedeli e
critici).
Successivamente ad un primo e problematico approccio,
determinato dalla decisione dei genitori di avviarlo allo studio
del violino, il folgorante incontro con la musica avvenne con
l'ascolto di Brassens, del quale De André tradurrà alcune
canzoni, inserendole nei primi album. La passione, poi,
aveva preso corpo anche grazie all'assidua frequentazione degli
amici Tenco, Bindi, Paoli ed altri, con cui iniziò a suonare e
cantare nel locale "La borsa di Arlecchino".
I testi del cantautore, che toccano spesso argomenti religiosi,
sono improntati ad una personale e disincantata visione della
vicenda cristiana e, a tratti, da una intuibile spiritualità,
tuttavia non riconducibili ad una definibile professione di
fede. Nei brani come "Spiritual", "Si chiamava Gesù", "Preghiera
in gennaio" (anno della
morte) e nel concept album "La buona novella", la figura di
Cristo viene spogliata dell'essenza divina per assumere, quasi
in una dimensione crociana, tutta la sua forza rivoluzionaria in
favore degli ultimi. L'atteggiamento tenuto da Faber nei
confronti dell'uso politico della religione e delle gerarchie
ecclesiastiche è spesso sarcastico e fortemente critico nel
contestarne i comportamenti contraddittori, come, ad esempio,
nelle canzoni "Un blasfemo", "Il testamento di Tito", "La
ballata del Michè".
« Benedetto Croce
diceva che fino a vent'anni tutti scrivono poesie e che, da
quest'età in poi, ci sono due categorie di persone che
continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora, io mi sono
rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma
d'arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove
manca l'esuberanza creativa. »
(F. De André)
Nell'estate 1998, durante la tournée del suo ultimo album Anime
Salve, gli fu diagnosticato un tumore ai polmoni, che lo portò a
interrompere i concerti. La notte dell'11
gennaio 1999, alle ore
02:30, Fabrizio De André morì all'Istituto dei tumori di Milano,
dove era stato ricoverato con l'aggravarsi della malattia.
I suoi funerali si svolsero nella Basilica di Carignano a Genova
il 13 gennaio: al dolore della famiglia partecipò una folla di
oltre diecimila persone, in cui trovarono posto, estimatori,
amici ed esponenti dello spettacolo, della politica e della
cultura.
Dopo la cremazione, avvenuta il giorno seguente alla cerimonia
funebre, venne sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero di
Staglieno accanto al fratello Mauro, al padre Giuseppe e alla
madre Luisa Amerio. |